Corte Ue: equo compenso per artisti dei Paesi terzi
Uno stato membro, secondo il diritto dell’Ue, non può escludere gli artisti, interpreti o esecutori, che sono cittadini di uno stato terzo allo Spazio economico europeo (See), dal diritto ad un’equa e unica remunerazione per la diffusione di musica registrata. Lo ha stabilito la Corte di giustizia europea con una sentenza.
Il caso coinvolge la Recorded Artists Actors Performers Ltd (Raap), società di gestione collettiva dei diritti degli artisti, e la Phonographic Performance (Ireland) Ltd (Ppi), organizzazione di gestione collettiva per i produttori di fonogrammi, che hanno stipulato un accordo per le modalità di ripartizione dei compensi tra interpreti e produttori per l’esecuzione in pubblico o la trasmissione di musica registrata nei bar in Irlanda. Ma si sono trovati in disaccordo sui diritti da pagare per la musica eseguita da un cittadino di un Paese terzo. Mentre secondo la Raap la remunerazione doveva essere condivisa senza tener conto della nazionalità e della residenza dell’artista, la Ppi era contraria in quanto gli artisti irlandesi non ricevono altrettanto un’equa retribuzione in Paesi terzi.