Salone Giustizia, Caiazza, no smaterializzare processo penale
Anche Gian Domenico Caiazza, presidente dell’Unione Camere penali e l’ex ministro Paola Severino, hanno sottolineato aspetti critici del sistema giudiziario.
“Attenzione – ha avvertito Caiazza – se dobbiamo andare verso il fascicolo digitale si pone il problema del rischio per la riservatezza degli atti, non siamo pronti. Poi rilevo anche la resistenza forte della rappresentanza dei cancellieri e del personale dei tribunali. Nel periodo Covid ci sono stati alcuni protocolli che si sono introdotti e poi ricorsi al riesame perchè alcuni fascicoli erano stati depositati con Pec. Sorprende che in un contesto di resistenze così forti irrompe sulla scena con il pretesto della pandemia, l’idea del processo penale telematico. In un contesto in cui non riusciamo nemmeno a depositare per Pec – spiega -, si scatena l’idea di fare processi su piattaforme commerciali fatte per la conversazione. Nel periodo più acuto di lockdown abbiamo fatto cose più urgenti anche da remoto ma la forzatura culturale e ideologica che si è provato a far passare con questo pretesto e cioè che il processo si potrebbe celebrare da remoto, un tentativo fortunatamente sventato, esprime bene l’idea di una cultura autoritaria e burocratica del processo penale”.
“La verità – ha proseguito Caiazza – è che il processo penale è incompatibile con una sua smaterializzazione, vive di fisicità, di acquisizione della prova, è inconcepibile esaminare il testimone senza avere la percezione costante della sua reattività alle domande, ci sono passi avanti che dobbiamo fare ci sono invece anche sviluppi tecnologici da cui dobbiamo difendere il processo penale”.
La professoressa Severino, vicepresidente dell’università Luiss, ha rilevato in particolare due profili problematici. Il primo legato al fatto che si spinge per una tecnologicizzazione del processo ma ancora il 90 per cento dei processi si svolgono con rito ordinario e solo il 10 con riti alternativi. “Un fattore che ci fa misurare un abisso con gli Stati Uniti dove i processi si celebrano in una settimana”, ha ricordato. Il secondo aspetto è stato rilevato soprattutto rispetto al sistema della contrattualistica anglosassone “che si va imponendo sempre più” mentre “serve una contrattualistica europea, più snella”, ha rimarcato, “come ci chiedono entusiasticamente anche i cinesi”.